Agli albori della Rivista Dialettale di Broni nacque l’idea di fornire a Broni un inno sotto forma di marcia che caratterizzasse a dovere il nostro “Re di Pais” con gli elementi più distintivi.

La Rivista era diretta inizialmente da G. Marchetti mentre mio padre già vi suonava il clarinetto durante il periodo degli studi al Conservatorio: diversi furono gli arrangiamenti che mio padre stesso iniziò a predisporre per questo genere che aveva molto successo, specialmente in quegli anni di valorizzazione del dialetto.

Successivamente vi furono varie persone che la diressero e fra di loro mio padre coprì un buon numero di anni in cui si prodigò a realizzare molte partiture originali che ancora oggi posso scorrere con affetto ricordando gli eventi di quegli anni pur non essendo stato presente.

Il brano nasce quindi in questo contesto e ricorda il legame del paese col vino e con il Barbacarlo ed è diventato un classico alla Festa dell’Uva: il testo venne preparato da G. Pedrazzi mentre mio padre ne arrangiò varie versioni, fra le quali anche quella definitiva.

Il brano è ancora oggi insegnato nelle scuole del paese a memoria di quegli anni e per tramandare quell’anima di festa che questo paese ha sempre posseduto: vi sono varie registrazioni, fra cui alcune durante i saggi della scuola media che mio padre spesso realizzava, e qui ne presento 2.


Presento ora una versione tratta dal Saggio di Fine Anno Scolastico del 1997 delle Scuole Medie di Broni “C. Ferrini”, nell’atrio principale oggi chiamato “Atrio della Pace” dove venivano svolte la maggior parte delle attività di questo genere insieme al Teatro “Astra” dell’Oratorio.

La seconda versione fa parte di un video d’epoca, già caricato alcuni anni fa sul canale youtube Viking Broni 1991, a cui era stata aggiunta la traccia sonora, probabilmente registrata ai tempi della Rivista, un bel documento.

Testo Originale – Ritornello:

Broni, ti voglio bene
e mai nessuno ti cancellerà dal cuor,
alzo il mio bicchiere
alla salute della vita e dell’amor.
Broni, mi chiedo sempre
come farei se ti dovessi abbandonar;
vivo con questa gente
nel mio dialetto so con tutti chiaccherar.
Canto a squarciagola
se tu mi versi “Barbacarlo” per brindar.

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